Dice un detto "La storia è maestra di vita". Io aggiungo, però, che di studenti, almeno in Italia, questa maestra ne ha veramente pochi. Ancora una volta ci ritroviamo a piangere dei morti, morti innocenti, morti non per colpa del terremoto, che non uccide, ma per colpa di chi ha costruito case, scuole, alberghi, ospedali inadguati, che al primo sisma sono venuti giù come castelli di carta. La storia dell'Ospedale di L'aquila è l'emblema di come questo sia un paese allo sfascio, incamminato sulla strada del declino sempre più pericolosamente in discesa. Si possono prevedere i terremoti?. Sì, no, forse. La comunità scientifica è divisa ma il punto è un altro. Se i terremoti non si possono prevedere, le conseguenze si possono sicuramente prevenire e paesi come il Giappone e la California insegnano. Qualche esperto ha detto che se un terremoto come quello di domenica notte avesse colpito uno dei due paesi citati, quasi certamente no avrebbe fato neanche una vittima. Da noi, ad oggi, i morti sono 278: una catastrofe. Del resto, però, quando edifici strategici come la prefettura, le caserme, l'ospedale, sono i primi a cedere, è facile prevedere un'ecatombe per tutte le altre costruzioni. Come può un ospedale consegnato 10 anni fa cedere al sisma come fosse fatto di burro? Come può in un Paese ad altissimo rischio sismico e in in una delle zone più pericolose d'Italia succedeere ciò?. Dopo la tragedia di San Giuliano con 27 anime innocenti morte sotto le macerie del loro asilo, si è proceduto a realizzare una nuova mappatura del rischio sismico del Paese. Chi ne ha tenuto conto?. Nessuno. Non è fregato niente a nessuno. Non sono stati controllati e mappati gli edifici esistenti, ne costruiti con criteri antisismici quelli nuovi. A l'Aquila decine di palazzine con appartamenti ancora liberi perché terminati da poco sono crollati come castelli di sabbia. Spedire immediatamente in galera costruttori e direttori dei lavori è chiedere troppo?. Secondo un rapporto di Legambiente del 2008, in Abruzzo solamente l'8,51% delle scuole ha il certificato di agibilità statica. E' troppo chiedere di mettere in galera i responsabili politici di questo scempio?. Chi gestisce il patrimonio edilizio scolastico in Italia?. Provincie e Comuni ergo, se le scuole non hanno i certificati di agibilità la colpa è la loro e i nostri dipendenti devono finire in galera per omissione d'atti d'ufficio e, dove sono accadute disgrazie, anche per omicidio colposo plurimo e disastro colposo, visto che non hanno ottemperato agli obblighi di legge. Il presidente della regione Abruzzo Ottaviano Del Turco, da buon ex sindacalista avrebbe dovuto avere a cuore la sicurezza dei malati dell'ospedale di L'Aquila, così come quella dei bambini che frequentano le scuole d'Abruzzo. Il dipendente Del Turco, invece, ha avuto a cuore solamente gli interessi della lobby medico-farmaceutica e le relative mazzette che potevano intascare lui e i suoi compari. I morti di questo terremoto devono pesare sulla coscienza di politici e amministratori abruzzesi e nazionali come un macigno, per tutta la loro vita. Se lo psiconano avesse veramente a cuore le sorti di questo paese invece di permettere l'ampliamento di ville e villini avrebbe potuto destinare i fondi per la messa in sicurezza delle scuole e di tutti gli edifici pubblici di questo paese disastrato. Ma su questo fronte tutto tace, anche il vicedisastro Franceschini non fiata, perché sa benissimo che nelle regioni rosse le cose non vanno meglio. In Umbria il certificato di agibilità ce l'hanno solo 7 scuole su 10, nelle Marche addirittura solamente 4 su 10. Sapete come finirà il terremoto di L'aquila? Che fra un mese nessuno se ne ricorderà più, i costruttori continueranno a costruire case di burro, le norme di sicurezza saranno ignorate da tutti anche grazie al concorso decisivo di norme vergognose varate a livello politico e fra qualche mese o anno ci ritroveremo qui a piangere altri morti in qualche altra parte d'Italia giurando che non succederà più: ma quante volte ancora dovremo sentire le stesse parole?.
Franco Casadidio
Franco Casadidio
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